Tradizionalmente, la pesca prevedeva una conoscenza profonda delle specie marittime, dei loro spostamenti stagionali fra mare e laguna, fra acque costiere e acque più profonde, e fra i due versanti dell’Adriatico.
Si sono così sviluppate diverse attrezzature e metodi di pesca, che nel corso dei secoli sono stati continuamente perfezionati sulla base dell’esperienza acquisita e dall’estro individuale. Negli ultimi cinquant’anni le tecniche e gli strumenti di pesca sono cambiati, si sono perfezionati e sono diventati più efficienti.
I principali sistemi di pesca professionale tradizionalmente usati in alto Adriatico prevedono l’impiego di reti di vario tipo, draghe e trappole.
Le reti possono essere trascinate sul fondale (rete a strascico) o nell’acqua (rete volante), oppure possono essere posizionate in un punto e rimanere fisse (rete da posta). Le reti servono soprattutto per catturare i pesci che vivono sul fondale e il pesce azzurro. Le draghe sono grandi ceste metalliche che penetrano nel fondo marino per qualche centimetro e prelevano i frutti di mare, come le vongole.
Le trappole, come nasse, cogolli e cestini, vengono calate sul fondale e ancorate. Nasse e cogolli vengono utilizzate soprattutto per seppie, crostacei e piccoli pesci mentre i cestini sono studiati per la cattura delle lumachine di mare.